Economia circolare: dalla teoria alla Toscana, con Massimiliano Di Mattia

June 10, 2025 00:25:05
Economia circolare: dalla teoria alla Toscana, con Massimiliano Di Mattia
Surfin' Plastic
Economia circolare: dalla teoria alla Toscana, con Massimiliano Di Mattia

Jun 10 2025 | 00:25:05

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Show Notes

Nel nuovo episodio di Surfin' Plastic affrontiamo uno dei temi chiave della transizione ecologica: l’economia circolare. Con noi c'è Massimiliano Di Mattia, responsabile dell’Agenzia Regionale Recupero Risorse della Regione Toscana, per capire come un sistema regionale può diventare un modello virtuoso di gestione sostenibile. Parliamo di rifiuti che diventano risorse, di politiche pubbliche, innovazione nei cicli produttivi e sfide culturali. Un confronto concreto su come passare dal dire al fare, surfando sull’onda del cambiamento.

voci: Mattia Frascio, Davide Nicolini, Massimiliano Di Mattia

montaggio: Riccardo Novaro, Gabriele Baccino

musica: Surf Ninja 3 - Regular Fun

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Episode Transcript

[00:00:03] Speaker A: Benvenuti a surf in plastic per un. [00:00:09] Speaker B: Mondo più pulito surfando con il rock Buongiorno e benvenuti a questa nuova puntata di Surf in Plastic. Io sono Davide. [00:00:24] Speaker A: E io sono Matt. [00:00:25] Speaker B: Abbiamo quest'oggi un ospite molto, molto, molto, molto gradito. Presentatevi pure. [00:00:31] Speaker C: Ciao e grazie dell'invito. Mi chiamo Massimiliano Di Mattia e lavoro per l'agenzia regionale Recupero Risorse che è un'agenzia di proprietà della Regione Toscana e ci occupiamo di economia circolare, inclusi ovviamente di fiume, da un po' più di 30 anni. [00:00:50] Speaker A: Quindi diciamo siete l'ufficio che ci dice la spazzatura in realtà può non essere qualcosa da ammassare nelle discariche beh dovrebbe. [00:00:59] Speaker C: Essere l'ultima scelta la discarica, in un mondo ideale non ci sarebbero, il mondo ideale io non lo vedo ancora però. [00:01:07] Speaker A: Progressi ce ne sono Sì, perché poi oltretutto... Che mi dice, scusami tu, che la Regione Toscana è un po' una regione all'avanguardia su quello che è il riciclo. [00:01:20] Speaker C: Allora sì, per il riciclo dei rifiuti bari abbiamo un buon parco in piano. Storicamente per gli imballaggi, quindi vetro, plastica, lattine, alluminio e via discorrendo. Riusciamo a lavorare praticamente tutto in casa. Da un paio d'anni abbiamo inaugurato anche impianti per riciclare i rifiuti organici per cui mi aspetto che tutto il tempo, un anno per l'andata regime dei nuovi impianti per i rifiuti, per gli scarti di cibo, di cucina, per disfarci le potature, staremo ad ho sufficienti anche per l'organico, per il riciclo, quindi sì, da questo punto di vista siamo soddisfatti. [00:01:59] Speaker B: Ma precisamente in RRR di cui ci parlavi Poco fa, in cosa ti occupi nello specifico in questa azienda? [00:02:08] Speaker C: Allora, al pari di tutti i colleghi e le colleghe, lavoriamo assieme agli uffici della pubblica amministrazione a definire le politiche pubbliche, quindi pianificazione, leggi, decreti, delibere e poi a monitorare i risultati delle politiche pubbliche. Quindi raccogliamo dati, li verifichiamo, li elaboriamo, li pubblichiamo a tema rifiuti ed economia circolare e studi e ricerche in genere. Un po' tutti, ci occupiamo un po' di tutto, chiaramente ognuno ha le sue specializzazioni, la mia sono i rifiuti industriali e manifatturieri, i rifiuti della sanità e i costi di gestione dei rifiuti urbani, insomma la somma di tutte le bollette che si pagano in Toscana, per capirci, tutte le bollette per i rifiuti. Però ripeto, tutti fanno un po' tutto. [00:02:53] Speaker A: E poi possiamo dire che ci siamo conosciuti in maniera un po' più informale, se vogliamo, per il progetto Plastron. [00:03:01] Speaker C: Assolutamente sì, grazie a Mattia che l'ha ideato tra l'altro. È un progetto di cooperazione transfrontaliero finanziato dai fondi di coesione del programma Italia Francia Marittimo 2021-2027 e quello che abbiamo iniziato a fare è progettare la sperimentazione dell'uso di una stampante commerciale 3D per riciclare i rifiuti di plastica raccolti in mare, corsi d'acqua e spiagge. perché l'ambizione è quella di arrivare a sviluppare un modello che si possa replicare nelle zone costiere per rendere i comuni costieri adottosufficienti nel gestire i rifiuti di plastica che si ritrovano a dover raccogliere in spiaggia o in mare o sui fondali. È iniziato l'anno scorso il progetto, quindi stiamo progettando le attività, contiamo di concludere tra un paio d'anni con i risultati della sperimentazione e le proposte per replicarla. [00:03:50] Speaker B: Vi muovete soltanto nella Regione Toscana o avete anche altri poli o comunque altre zone di interesse? [00:03:56] Speaker C: Lavoriamo soprattutto in Regione Toscana al servizio della Pubblica Amministrazione della Toscana e naturalmente partecipiamo a progetti europei di cooperazione, quindi come in questo caso Interregio Marittimo, in passato Interregio Europe, per cui abbiamo collaborazione a scala continentale, sempre a tema economia circolare. [00:04:16] Speaker B: E in Toscana la situazione a livello di ciclo rifiuti com'è? A che punto siamo secondo la tua esperienza? [00:04:23] Speaker C: Allora, rifiuti urbani siamo arrivati l'anno scorso al sopra 65% di raccolta differenziata a livello regionale che è un buon risultato. Se guardiamo le altre regioni, non è tra i migliori del resto del paese, ma è decisamente sopra la media. Per quanto riguarda invece il riciclo dei rifiuti raccolti, l'ho accennato, abbiamo una buona dotazione impiantistica. Di questo siamo soddisfatti nell'investimento. Dipendiamo, un limite che abbiamo ancora è che continuiamo a dipendere parecchio dalle discariche per i rifiuti che non ricicliamo. È un peccato, naturalmente stiamo lavorando all'approvazione del nuovo piano regionale che vuole ovviare anche a questo limite. della gestione del ciclo in Toscana, confidiamo che il Consiglio regionale lo approvi entro fine dell'anno, ma naturalmente la competenza esclusiva è del Consiglio e questo è il limite principale oggi nel ciclo dei rifiuti urbani in Toscana, l'abuso di riscariche. Da un certo punto di vista chiaramente è una sicurezza del rischio di emergenze, è un limite per l'impatto ambientale. [00:05:27] Speaker B: E avete pensato, state pensando o penserete a una soluzione, a questa dipendenza di cui parlavi? [00:05:36] Speaker C: Sì, la soluzione il piano la propone. Temo di dovervici un po' annoiare però, di entrare nel merito. Non è semplicemente costruiremo questo, siamo a posto, è un po' più articolata, quindi se volete vi annoio, altrimenti passiamo alla prossima domanda. [00:05:50] Speaker A: Come curiosità, quali sono ad oggi i rifiuti più critici? Cioè, cos'è che finisce in discarica? [00:05:56] Speaker C: Indiscarica l'indifferenziato fondamentalmente. Cioè buona parte dell'indifferenziato perché tutto quello che non è raccolto è differenziata con destinazione a impianti di pretrattamento che hanno, semplificando molto, l'obiettivo principale di disidratare il più possibile i rifiuti in modo da ridurre l'impatto indiscarica oppure da migliorare il contenuto di energia dei rifiuti per quelli che utilizziamo come combustibile nell'inceneritore al servizio dei rifiuti urbani che sono pochi e di piccola taglia. In Toscana pochi vuol dire chiaramente molto meno dei rifiuti che potremmo utilizzare come combustibile. Per cui di scarica ci va fondamentalmente tutto quello che non è raccolta differenziata e gli scarti dal riciclo del raccolto differenziato. In altre regioni italiane, soprattutto dalle Emilia Romagna in su, hanno un'attuazione importante di tanti incenerimenti, quindi in discarica mandano molto poco di rifiuti urbani. Diciamo che dalle migliaia romagna in giù, invece, grossomodo, semplificando un po' più si scende e più aumenta il ricorso alla discarica, fino a picchi anche intorno al 90%. [00:07:00] Speaker A: Prima hai citato che hai anche un po' sotto controllo i dati economici, diciamo da un punto di vista economico. Quanto ci costa riciclare e quanto ci costa non riciclare? Ci riesci a raccontare un po' secondo te come siamo messi? Cioè la sostenibilità ambientale è sostenibile? [00:07:17] Speaker C: Costa la sostenibilità ambientale. Costa perché il risparmio vero non è monetizzabile, perché è un risparmio di materie prime. Quindi quello che risparmiamo davvero, quando paghiamo la bolletta in bolletta anche servizi di raccolta differenziata e di riciclo dei rifiuti, è l'approvvigionamento di materie prime per la nostra industria manufatturiera nazionale che non sono materie prime vergini, sono materie prime da rifiuti. È quello che risparmiamo davvero, però in bolletta non c'è scritto. quanto petrolio non abbiamo usato per utilizzare la plastica perché l'abbiamo sostituita con la plastica da raccolta differenziata o quanti alberi non abbiamo utilizzato per produrre carta perché la carta la produciamo da carta e cartone da raccolta differenziate e così via. Quindi a livello di sistema si risparmia, a livello di bollette no, perché banalissimamente, secondo me, tra non fare la raccolta differenziata, quindi avere un solo cassonetto sotto casa e buttarci tutto dentro e svuotarlo in una discarica e avere 15 frazioni diverse da raccolta differenziata, ognuno con le sue gitte di raccolta, ognuno con il suo impianto di destinazione, è chiaro che costa di alcun sistema. Però il risparmio di impatto ambientale è alto. [00:08:28] Speaker A: E poi c'è il riciclo sì e poi ci raccontavi diciamo la volta scorsa a microfoni spenti che c'è anche tutta una questione legata alla salute in realtà c'è il costo sulla salute di non. [00:08:40] Speaker C: Fare un percorso giusto tra virgolette assolutamente sì semplicemente perché il riciclo è consolidato da una vita in letteratura scientifica che a livello di impatti sull'analisi del ciclo di vita è molto enormemente positivo rispetto allo sbaltimento o rispetto all'estrazione di materie prime, invece di utilizzare materie prime prodotte da rifiuti. Impatta meno come emissioni in atmosfera, impatta meno come scarichi idrici, impatta meno come risorse consumate e come consumo di energia. Quindi sì, assolutamente sì. [00:09:15] Speaker B: E un tema che per noi è molto importante e che vorremmo sottoporti è la tua opinione circa l'inquinamento da microplasti. Cioè a che punto siamo per quanto riguarda la vostra aria e cosa pensi al riguardo? [00:09:29] Speaker C: Allora, sull'inquinamento dalle microplastiche siamo messi male come pianeta, secondo me. Innanzitutto perché ancora non sappiamo bene quali siano gli effetti sulla salute, perché non è tanto che abbiamo iniziato a studiarli e per ora, per quello che ne segue, la ricerca medica e scientifica si sta concentrando sull'accumulo di microplastiche negli organi interni e nei tessuti, umani, animali e vegetali. E la letteratura scientifica sta trovando microplastiche dal cervello alla placenta a qualunque altro organo interno al sistema nervoso centrale e che ci abbiano effetti sulla salute è pacifico nel senso che comunque parliamo di frammenti che arrivano fino al milionesimo di millimetro di diametro, quindi mobilissimi e già soltanto il fatto di avere, di respirare perché le respiriamo, bere perché le beviamo e mangiarle perché le mangiamo, oggetti di plastica da un milionesimo di millimetro. Negli organi interni effetti sanitari ce l'ha di necessità. Non sappiamo ancora quali, non sappiamo ancora che effetti ci possono essere sul lungo periodo, ma questa potrebbe essere la notizia meno preoccupante. Quella forse più preoccupante è che le plastiche, oltre agli effetti sull'organismo legati alle dimensioni, al fatto che non si degradano nel corpo umano, contengono additivi chimici di tanti tipi che servono a dare le plastiche le caratteristiche di cui hanno bisogno per essere utilizzate e tanti di questi additivi sono pericolosi per la salute e, ripeto, l'informazione che ci manca e su cui c'è tantissima ricerca in corso è che effetti hanno davvero sulla salute. uno studio di qualche anno fa che ancora viene citato perché si presta bene secondo me in media un essere umano mangia una carta di credito a settimana che rende abbastanza bene l'idea come quantità sarebbe il meno non fosse che si accumula un po' dappertutto perché arriva in micro frammenti che vanno dai 5 mm fino al milionesimo di millimetri come diametro Per cui come siamo messi a microplastica è male al punto che già nel 2015 l'ONU, quando approvò l'agenda 2030 di obiettivi per lo sviluppo sostenibile, tra gli obiettivi aveva la riduzione dell'inquinamento della plastica in mare e negli oceani. Per muoversi l'ONU, diciamo, l'organo sovranazionale planetario di governo, c'è bisogno di evidenze scientifiche importanti, ma non solo. Due anni fa l'Organizzazione delle Nazioni Unite per l'Ambiente ha deliberato di avviare i lavori per arrivare a un trattato internazionale d'impoland. che è un evento parecchio raro sulle politiche ambientali sull'inquinamento da plastica in mare e di nuovo secondo me è un'evidenza chiara del livello di preoccupazione che c'è per gli effetti dell'inquinamento da plastica, tant'è che entro la fine di quest'anno, quello che dovrebbe essere l'ultimo incontro dedicato alla stipula del protocollo, si dovrebbe arrivare al testo finale. Ne ci sono già due bozze. Una parte importante del dibattito è vogliamo inserire, come propongono in tanti obiettivi, obbligatori di riduzione della produzione di plastica oppure no? Banalmente i produttori di plastica, quindi l'industria prolifera è per no, è nocivo alla salute ridurre la produzione di plastica. La soluzione è riciclare, riciclare, riciclare. C'è tutta un'altra parte dei portatori di interesse che chiaramente assume. posizione opposta, ossia il problema è che ne produciamo troppa di plastica. Secondo uno studio dell'ONU del 2021, 400 milioni di tonnellate all'anno, di cui 20 milioni li disperdiamo nell'ambiente. 20 milioni di tonnellate sono tanti. Fate conto che l'Italia produce ogni anno sui 30 milioni di tonnellate di rifiuti urbani, quindi l'equivalente di due terzi della produzione di rifiuti urbani di tutta l'Italia ogni anno lo disperdiamo nell'ambiente come frammenti di plastica. Per cui sono tanti, tutti gli anni, da quando esiste la plastica. Mattia mi insegna, è quasi un secolo, non giù di lì. Quindi come impatti siamo messi male? C'è tanto lavoro e quello dell'ONU mi sembra semplificativo di tutte le istituzioni. Anche l'Unione Europea si è immossa tanto, e anche le regioni italiane, e anche il volontariato e le organizzazioni non governative stanno facendo tanto. [00:13:44] Speaker B: Noi come Podcast ci chiamiamo Surfing Plastic quindi surfare sulla plastica letteralmente ma abbiamo parlato di microplastiche quindi visto che noi siamo regioni alla fine vicine di casa il problema dell'acqua condivisa, dei mari, delle nostre acque è un problema comune che dovrebbe esserlo a prescindere ma ha maggior ragione essendo vicini appunto di casa La situazione nei nostri mari e in generale delle acque che comunque percorrono le nostre regioni, a livello di microplastiche ma in generale a livello anche di rifiuti, come la valti? [00:14:20] Speaker C: Allora, ora ricomincio dalle buone notizie. C'è moltissima attività di pulizia, spesso su base volontaria, sia di mari, fiumi e spiagge. Partecipano comuni, aziende che raccolgono rifiuti per conto dei comuni, privati cittadini e organizzazioni di volontari. e questo è un segnale dell'attenzione che c'è sull'argomento. Sono campagne periodiche organizzate più o meno dappertutto e secondo me è un bel segnale di attenzione, di sensibilità e di partecipazione. Di contro, dal punto di vista della quantità di plastica che c'è nel Mediterraneo, da quello che leggo dagli ultimi rilevamenti in sede europea satellitari, sembra che più ne cerchiamo e più ne troviamo. E questa è la brutta notizia, sembra che ce ne sia molta di più di quello che immaginiamo, anche perché banalmente non parliamo di plastica che so, sul marciapiede, quindi è lì la prendo la peso e so quant'è, si muove. Per cui i rilevamenti satellitari individuano più o meno bene gli accumuli, però anche gli accumuli non sono statici. La leggendaria isola di plastica nell'Oceano Pacifico scoperta negli anni 70, in realtà è fatta da due gruppi di isole, uno su ogni costa, asiatica e americana, in movimento continuo ed è grossa, se non ricordo male, circa 60 volte la superficie della Toscana e circola dagli anni 70. Per cui ecco, come diceva uno dei miei insegnanti, professionali per trovare un terreno da bonificare basta cercarlo e per trovare plastica in mare basta cercarla purtroppo perché pare che ce ne sia anche tanta, compresa ovviamente la plastica depositata sui fondali, la più pesante e degradata. A me sembra un bellissimo segnale che ci stia lavorando l'olio. Perché in genere già solo il fatto che abbia trovato l'accordo da anni fa, tra 170 paesi, per lavorare un trattato internazionale vincolante è un segnale di volontà politica forte. Tant'è che il dibattito delle prime quattro sessioni dei lavori per la redazione dell'accordo è stato piuttosto acceso. [00:16:16] Speaker B: Speriamo che sia un punto di partenza questo e non soltanto un punto d'arrivo anzi e a questo proposito vi dico noi organizziamo o comunque partecipiamo ad eventi di raccolta plastiche o in generale rifiuti sulle coste ma che tipo se ci sono regole normative o leggi ci sono che possono in qualche modo regolare questo tipo di eventi questo tipo di raccolta e che cosa è bene sapere quando si va in queste manifestazioni Secondo me. [00:16:45] Speaker C: La soluzione più semplice e che assolutamente cautela tutti i partecipanti di fronte a qualunque obbligo è interfacciarsi con il comune, con l'azienda che raccoglie rifiuti nel comune, in modo da avere la certezza che l'organizzazione si annormalizza. È quello che farei io se dovessi organizzare un evento. Poi detto questo, chiaramente voi che li organizzate e partecipate, conoscete la materia di fatto più di me. Ora, dal punto di vista normativo non ci vogliono autorizzazioni particolari per raccoglierne in spiaggia. Se poi il trasporto da la spiaggia al punto di raccolta, al punto di destinazione, a cura di privati cittadini, un privato cittadino non è tenuto ad essere autorizzato a raccogliere i rifiuti. Comunque, al di là di questo, una volta contattati comune, azienda che raccoglie i rifiuti, in quel comune secondo me si può stare assolutamente tranquilli su come operare, anche perché chiaramente in genere l'azienda ai comuni fa piacere anche contribuire con attrezzature, con istruzioni, con dispositivi, se serve, non penserei di no, di protezione individuale di chi partecipa, dare visibilità all'evento e così via. Per cui secondo me è una bella occasione di partecipazione civica. [00:17:52] Speaker B: Non ci sono scusi. [00:17:53] Speaker C: Evento di polizia volontario. No, c'è buona volontà, ce n'è tanto a quello sì e mi sembra che siano sempre più diffusi tra l'altro questi avvenimenti e mi sembra un bel segnale anche questo. [00:18:03] Speaker A: Quindi diciamo bei segnali un po' dal basso, di cui ci raccontavi che ci sono tante iniziative, buoni segnali dall'altissimo, quindi abbiamo parlato di ONU, però tante volte ci sentiamo un po' raccontare al telegiornale o alle radio, giusto sul giornale, che la burocrazia in Europa e in Italia è terribile, che non si riesce a fare niente, siamo tutti bloccati. Ti volevo chiedere un pochino, tu che sei un esperto, diciamo, Com'è la realtà ad oggi? Cosa possiamo dire a chi ci ascolta sul tema rifiuti? Se io sono la Regione e devo lottare con lo Stato che deve lottare con gli altri Stati europei o c'è in qualche modo un allineamento, una collaborazione, una sinergia? [00:18:47] Speaker C: Allora, secondo me una difficoltà fondamentale in Italia a gestire rifiuti è che la normativa nazionale è elefantiaca, le norme sono poco coordinate o per niente l'uni con le altre e a volte non sono chiare. Sulla normativa rifiuti è un difetto italiano storico, praticamente quasi da quando abbiamo iniziato a recepire direttive comunitarie, perché i suoi rifiuti non sono molto le norme comunitarie che si applicano direttamente nei paesi mondiali. Quindi in realtà il tema è come noi Italia, come qualunque altro Stato membro, traduciamo nelle nostre leggi le norme comunitarie che siamo tenuti ad approvare nel nostro ordinamento. Il problema di fondo è che avrebbe bisogno di tanta semplificazione alla normativa italiana, paradossalmente anche perché su alcuni temi secondo me tende addirittura all'eccesso di tutela e su altri al difetto di chiarezza. Tant'è che ad esempio Plastron per me è una bella occasione professionale di confrontarmi con la normativa francese, che non ho mai visto in vita mia, per farmi un'idea di anche semplicemente le differenze di linguaggio, per cui il dibattito che c'è a livello per esempio Italia, Commissione europea, Istituzione europea in genere, è quando la Commissione, il Parlamento o il Consiglio vogliono approvare nuove norme Ogni paese membro porta le sue ragioni per farle valere. È chiaro che a volte passa una linea, a volte un'altra, non sempre il compromesso soddisfa tutti. Per esempio, sul regolamento europeo in vallaggine finere c'è stato un dibattito accesissimo con l'Italia che era contraria ed è contraria alle proposte della Commissione, del Parlamento e del Consiglio, perché il governo e il Parlamento italiano ritengono che possano danneggiare l'industria italiana del riciclo. A livello nazionale ci farebbe bene coordinarci di più, secondo me, tra istituzioni, soprattutto tra livello centrale, regioni, province e comuni. A livello dei rapporti Italia-Europa, onestamente sarebbe già un bel risultato se recepissimo le direttive europee in modo più aderente possibile al dettato, perché di infrazioni, secondo la Corte dei Conti, solo in materia ambientale, negli ultimi dieci anni abbiamo pagato 700 milioni di euro di multa. E 700 milioni di euro in 10 anni avrebbero potuto essere investimenti importanti sulle politiche ambientali, le infrastrutture per esempio. Stanno calando le sanzioni, ma continuiamo a pagarle. Tutte le inflazioni a un miliardo, quindi fa il 70% delle sanzioni la questione ambientale in Italia. [00:21:21] Speaker B: Quindi per concludere la nostra chiacchierata il claim, il messaggio che ci piacerebbe arrivare è che va benissimo e giusto prevenire più che curare ma dato che siamo ora in un momento in cui è necessario anche curare e non bisogna assolutamente porci dei freni nel senso avere paura di andare contro magari a qualche normativa, a qualche legge che magari ci impedisce di fare un determinato lavoro per ripulire una certa porzione di spiaggia e rimboccarci le maniche perché noi come privati cittadini vediamo che in realtà anche i grandi organi a livello mondiale si stanno adoperando per provare a risolvere la situazione. Quindi è un po' il claim con cui vorremmo chiudere la puntata di rimboccarsi le maniche e di non rimanere a soltanto ciò che si legge o si vede in televisione o nelle radio. [00:22:14] Speaker A: Quindi diciamo, se tu dovessi dare un consiglio a chi ci ascolta, secondo te quale potrebbe essere un modo per iniziare un po' a risolvere il problema dal basso, a parte le clean up? [00:22:26] Speaker C: Allora, per me la questione fondamentale, provo a ridurla per restare in tema in una tagline, è ogni volta che compriamo non importa cosa, se possiamo evitiamo di comprare plastica. appunto e su questo anche ci potremmo discutere vari podcast perché alla fine nasce lì cioè gli interventi di pulizia sono fondamentali per tanti motivi e ce li siamo detti e sono comunque a valle ma nasce il negozio l'imprimamento da plastica quando la compriamo una volta che l'abbiamo comprata prima o poi da qualche parte finirà se va bene in un impianto di riciclo se va male sulla spiaggia se riusciamo a non comprarla è molto meglio Per quanto possiamo, chiaramente. Non sono un utopista, non riesco a immaginarmi un mondo senza plastica. Però un mondo in cui io posso comprare meno plastica, io personalmente posso comprare meno plastica di quanto ne compro oggi, sì, ce la posso fare. [00:23:18] Speaker B: Quindi è un compito che ognuno si deve porre per arrivare al risultato. Magari non sarà immediato, ma in qualche modo bisogna arrivarci. No, no. [00:23:27] Speaker C: Ma magari non sempre è possibile per tutti, per qualunque acquisto, qualunque giorno. Ma anche piccole cose, sai. Siamo sette miliardi. Possiamo fare massa gridi. [00:23:35] Speaker A: Sì, come ha detto un po' il nostro ospite anche precedente, la plastica è un qualcosa di eterno, no? Che deriva dal nome stesso, ce lo dice. Quindi l'usa e getta magari non ha molto senso. [00:23:47] Speaker C: Prima o poi torna a noi. Dopo averlo buttato lo mangeremo di nuovo, forse. Letteralmente, non come metafora. [00:23:54] Speaker B: Ti ringraziamo tanto, Massimiliano. [00:23:56] Speaker C: Grazie a voi. [00:23:57] Speaker A: E ringraziamo tutti gli ascoltatori. [00:24:00] Speaker C: È stato un piacere. [00:24:00] Speaker A: Lasciamo, come al solito, il link alla pagina di ARR e alla canzone che avete ascoltato in sottofondo durante la puntata. [00:24:09] Speaker B: Alla prossima puntata di Surfing Plastic. Grazie. [00:24:12] Speaker C: Grazie di tutto. Alla prossima. Avete ascoltato Surf in Plastic, un podcast di Unigia Radio. Le voci sono di Mattia Frascio e. [00:24:31] Speaker A: Davide Nicolini, mentre il montaggio e la. [00:24:33] Speaker C: Regia sono di Riccardo Novaro, che sarei io. [00:24:38] Speaker A: Per ascoltare gli altri episodi potete trovarci su Spotify o sul sito radio.unige.it, mentre. [00:24:46] Speaker C: Per scriverci potete scrivere una mail a radiochiocciolaunige.it inserendo nell'oggetto il titolo del podcast.

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